Installazione per D.A.F. de Sade, 2021
Di quell'“innocenza selvaggia” (Jean-Jacques Pauvert)
“Per la prima volta, la filosofia si è riconosciuta apertamente come il prodotto di una malattia”

L’installazione si compone di tre elementi distinti, tre micro-tematiche che si intrecciano per raccontare la figura di Donatien Alphonse François de Sade e il tema della malattia mentale, filtrati attraverso uno sguardo che definirei selvaggiamente innocente.


1. “27 anni”
Colla e tecniche miste su cartoncino 400gr 100% cotone, cubi 10x10x10 cm
Una serie di cubi fatti a mano, uno per ogni anno di prigionia vissuto da de Sade tra carcere e manicomio. Ho costruito ogni elemento con l’emozione infantile della scoperta, come una bambina che gioca. Questo lavoro vuole restituire l’immagine di un Sade fragile, isolato, ma visionario. Ogni faccia dei cubi è una piccola interpretazione delle sue ossessioni: l’erotismo illuminista, il pensiero filosofico compulsivo, la ripetizione, la paura, la grandezza e la follia.
Un omaggio all’infanzia come luogo di resistenza psichica.

2. “Le grandi tele apatiche”
Olio, acrilico e pastello su tela, 120x120x2,8 cm
Queste tele visualizzano il legame tra sadismo e apatia. Sade scrive:
“L’anima conosce una specie di apatia che ben presto si trasforma in piaceri mille volte più divini di quelli che procurerebbe loro la languidezza.”
L’apatico, nella sua negazione di ogni slancio vitale, è per me una figura sadica: non prova piacere nemmeno nel piacere stesso. È il corpo dell’eccesso congelato.

3. “J.&J.”
Vetro, poliplat, penna gel, foglia d’oro, acrilico, olio e spilli – diametro 32 cm
Due teche con all’interno le mappe simboliche delle sorelle Juliette e Justine, protagoniste speculari dell’universo sadiano. Stesse esperienze, esiti opposti: una votata alla virtù, l’altra alla dissolutezza. In fondo, sono la stessa figura divisa, trafitta da opposti morali.
Un dispositivo fragile e sacro, come la psiche divisa che rappresenta.

L’installazione è modulare, composta da elementi indipendenti con misure variabili.



Installation for D.A.F. de Sade, 2021
Of that “wild innocence” (Jean-Jacques Pauvert)
“For the first time, philosophy recognized itself openly as the product of illness”

The installation consists of three distinct elements — three micro-themes that explore the figure of Donatien Alphonse François de Sade and the notion of mental illness, filtered through a gaze I would call wildly innocent.

1. “27 Years”
Glue and mixed media on 400gr 100% cotton paperboard, cubes 10x10x10 cm
A series of handmade cubes — one for each year de Sade spent in prison and later in an asylum. I built them with the excited hands of a child, amazed each time. Each face evokes an aspect of Sade’s mental world: erotic radicalism, obsessive philosophy, repetition, fear, greatness, madness.
An homage to childhood as a form of psychic resistance.


2. “The Great Apathetic Canvases”
Oil, acrylic, and pastel on canvas, 120x120x2.8 cm
These paintings investigate the connection between sadism and apathy. Sade writes:
“The soul knows a kind of apathy that soon turns into pleasures a thousand times more divine than those produced by languor.”
The apathetic figure, denying all passion, is — in my view — a true sadist. Pleasure is dead, and its absence becomes power.


3. “J.&J.”
Glass, poliplat, gel pen, gold leaf, acrylic, oil and pins – diameter 32 cm
Two glass domes containing symbolic diagrams of Juliette and Justine — Sade’s mirrored heroines. They go through the same experiences, yet one chooses virtue, the other dissoluteness. They are ultimately the same person, pierced by opposing moral drives.
A fragile and sacred device, like the split mind it represents.

The installation is modular and made up of independent, variable-sized elements.
Ph. Mauro Carbonaro
installazione per D.A.F. de Sade – Villa Cattani, Pizzolese (PR), 2024
"L’innocenza selvaggia"

Per comprendere il motivo per cui ho scelto di allestire quest’opera a Villa Cattani, nella campagna della bassa parmense, devo partire dalla mia storia familiare.
Sono nata a Parma nel 1979. I miei genitori, originari del bresciano, si erano spostati in varie regioni italiane — da Cesano Boscone (hinterland milanese) fino alla provincia di Parma — alla ricerca ingenua di una vita migliore. Ci sono stati tanti cambi di casa, tanti traslochi.
Per un bambino non è facile lasciare continuamente tutto e ricominciare. Non lo è stato nemmeno per i miei genitori.
La nostra prima casa a Sorbolo, nella “Bassa”, era in mezzo a rane, zanzare, afa, fango e trattori. Un mondo ruvido e a tratti ostile, ma anche pieno di poesia: alberi da frutto, conigli, pulcini, una stufa a ghisa con ottoni lucenti, e mia madre che, con creatività, cercava di farci vivere il meglio possibile.
Quel senso di precarietà non mi ha mai lasciata, ma è diventato materia viva per il mio lavoro. La terra in cui sono nata mi è sembrata a lungo crudele, eppure oggi — anche grazie all’arte — riesco a trasformare quel vissuto.
Così, quando ho pensato a dove riproporre la mia installazione per de Sade, ho subito pensato a Villa Cattani, oggi della famiglia Romanini, dove ha "vissuto" uno dei miei fratelli, Emanuele. Per lui quella era casa. Era giusto che l’opera fosse lì.
De Sade ha scritto tutte le sue opere in prigione, in una condizione di costrizione estrema. Attraverso l’immaginazione ha ribaltato quella condizione, proprio come faceva mia madre ogni giorno.
In questo luogo, ho portato simbolicamente il mio mondo e quello di de Sade. Ho capito che io stessa sono diventata “casa” per i miei genitori, e che quella casa che cercavo da sempre… era già dentro di me.




Installation for D.A.F. de Sade – Villa Cattani, Pizzolese (PR), 2024
"Wild Innocence"
To explain why I chose Villa Cattani — in the rural area of Pizzolese, near Parma — as the site for this installation, I need to start with my family history.
I was born in Parma in 1979. My parents, originally from the Brescia area, had moved frequently across Italy — from Cesano Boscone (in the southern outskirts of Milan) to the province of Parma — always in search of a better life. Many houses, many moves.
For a child, constantly leaving everything behind and starting anew is not easy. Nor was it for my parents.
Our first home in Sorbolo, in the lowlands of Parma, was in the middle of fog, mosquitoes, mud, hay bales, frogs, barns, tractors and summer heat. It was a tough, raw world — but it also had its poetry: fruit trees, fluffy rabbits, baby chicks, a polished tiled floor with hypnotic geometries, the brass knobs of a cast-iron stove, and above all, my mother's imagination doing its best to make life beautiful.
That sense of precariousness has always stayed with me — but now, through art, I have learned to recognise it and reshape it creatively.
When I thought about where to restage my installation dedicated to de Sade, I immediately imagined Villa Cattani, today owned by the Romanini family, where one of my brothers, Emanuele, "had lived" for many years. For him, that place was home. That made it the right place for this work.
All of de Sade’s works were written while imprisoned. Through imagination, he was able to overturn his condition — much like my mother did every day.
In this space, I brought together my world and de Sade’s. I realised I had become “home” for my parents, and that the home I had long searched for had always been within me.

Ph. by Me



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