Installazione per D. A. F. de Sade, 2021
Di quell' "innocenza selvaggia" (Jean-Jacques Pauvert)
"Per la prima volta, la filosofia si è riconosciuta apertamente come il prodotto di una malattia"


L'installazione è composta da tre elementi, tre micro-tematiche che raccontano il lavoro, 
la figura di de Sade e la malattia mentale attraverso uno sguardo selvaggiamente innocente. 

"27 anni" 
Colla e tecniche miste su cartoncino 400gr 100% cotone, cubi 10x10x10 cm
Con questa parte dell'installazione dedicata a Sade volevo portare alla luce quel bambino interiore che lo scrittore ha dovuto tenacemente alimentare per poter scrivere le sue storie durante i 27 anni di prigionia, prima in carcere e poi nel manicomio criminale. Ho praticamente costruito dei cubi con la stessa eccitazione di una bambina, ogni volta stupita del risultato, sopra ho liberamente interpretato quei 27 anni passati da Sade in uno stato di prigionia, volevo sottolineare la fragilità e l'innocenza di tale personaggio attraverso questa installazione. I cubi fatti a mano col cartoncino, rappresentano per me il legame con l'infanzia ed una certa innocenza.
Ho cercato d'immaginare le sensazioni ed i pensieri di Sade in quei lunghi anni, concentrandoli in immagini evocative: Il sul suo estremo illuminismo erotico, il suo ossessivo pensiero filosofico, la sua mania di ripetizione, la sua demenza, le sue paure, le sue fragilità, e la sua grandezza; la sua storia trasfigurata attraverso la mia visione.

"Le grandi tele apatiche"
 Olio, acrilico e pastello su tela, 120x120x2,8 cm
Queste tele hanno la funzione di svelare lo stretto legame che intercorre tra sadismo ed apatia. Sade dice: "l'anima conosce una specie di apatia che ben presto si trasforma in piaceri mille volte più divini di quelli che procurerebbe loro la languidezza". L'apatico nega a se stesso qualsiasi forma di piacere o di trascendenza divina; azzera qualsiasi pulsione passionale fuori e dentro di sé, non prova piacere nel piacere: è un sadico.

"J.&J."
Vetro, poliplat, penna gel, foglia d'oro, acrilico, olio e spilli, diametro 32 cm
Installazione sulle due eroine delle storie di de Sade, Juliette e Justine, sorelle. Le due protagoniste vivono le stesse esperienze ed in realtà sono la stessa persona, ma con uno spirito diametralmente opposto: Juliette dedita all'estrema dissolutezza e Justine che invece cerca tenacemente di mantenersi virtuosa.
l'installazione di tutte le sue parti, ha misure variabili.

Ph. Mauro Carbonaro
Installazione per D. A. F. de Sade   @Villa Cattani, Pizzolese (PR), 2024

"L'innocenza selvaggia"
Devo partire dalla mia storia famigliare per raccontare il luogo in cui ho scelto di installarla ad agosto 2024: Villa Cattani, un posto ora proprietà della famiglia Romanini, a Pizzolese, nella campagna parmense, nella bassa parmense. 
Io sono nata a Parma nel 1979 dove la mia famiglia, mamma, papà e due figli, si trasferisce nel 1974 da Cesano Boscone (hinterland sud milanese). Nei dieci anni precedenti i miei genitori con i miei fratelli, si erano mossi dal bresciano, il loro luogo d'origine, cambiando spesso Casa, paese e regione... Tante Case... Tanti traslochi. 
Non è facile per dei bambini lasciare sempre tutto e ricominciare in un posto nuovo e sconosciuto; non lo è stato nemmeno per i miei genitori, che cercavano ingenuamente una vita migliore. Quindi siamo a Parma. In provincia. Esattamente a Sorbolo, in piena campagna, quella che viene denominata "Bassa", fatta di rane, zanzare, afa, nebbia, salici, "masagatt", fango, prati, "balle di fieno", trattori ed odori di stalla. 
La mia prima Casa è all'interno di un'azienda agricola del posto in cui mio papà era stato chiamato a lavorare; è però ancora in fase di costruzione, senza riscaldamento e senza alcun comfort. Ho comunque dei bei ricordi di quel posto: un roseto meraviglioso, gli alberi da frutto, i miei amati pulcini, i conigli soffici, le corse sulle zolle di terra, rigorosamente a piedi nudi, il pavimento della sala in maiolica lucidissima e con geometrie ipnotizzanti, gli ottoni della stufa di ghisa, un senso di selvaggia spensieratezza, e tutta la creatività di mia mamma per farci vivere decentemente. 
Nel tempo le cose non sono cambiate, ci sono state molte altre Case, molti traslochi ed i medesimi disagi. L'avversione verso il luogo in cui sono nata, non deriva da un sentimento di superiorità o arroganza, non mi sento speciale, anzi, tutto ciò ha contribuito ad un senso di sradicamento totale molto doloroso. Per la mia famiglia e per me, questa terra è stata oltremodo crudele, inospitale e limitante o malmeno lo è stata per moltissimo tempo. 
Tornando alla figura di de Sade, devo ricordare che tutte le sue opere sono state create mentre era incarcerato; ha lavorato attraverso le sue paure e perversioni, cercando di superare una certa ipocrisia "normaloide sociale", ha comunque usato la creatività per trasformare una situazione svantaggiosa, cosa che ho sempre visto fare a mia mamma e che ho cercato di assorbire. 
Ancora oggi, purtroppo, è rimasto in me un senso di precarietà e miseria, che adesso però riconosco e che grazie all'arte riesco ad elaborare e trasformare creativamente: non c'è prigione che tenga. 
A Pizzolese, presso la famiglia Romanini, aveva invece trovato radici uno dei miei fratelli, Emanuele. Per lui quel posto era Casa e quindi subito avevo immaginato che l'installazione dovesse essere proprio lì.
In conclusione, ho portato un po' del mio mondo e di quello di de Sade a Pizzolese; io sono diventata la Casa per i miei genitori e quella "Casa" che tanto ho cercato, ho scoperto che stava proprio dentro di me.

Ph. by Me



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